Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/397

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dell'impero romano cap. xxviii. 393

Santi eran più valutabili dell’oro e delle pietre preziose1, stimolò il Clero a moltiplicare i tesori della Chiesa. Senza molto riguardo alla verità od alla probabilità, s’inventavan dei nomi per gli scheletri, e delle azioni pei nomi. La fama degli Apostoli e dei santi uomini, che avevano imitato la loro virtù, fu oscurata da religiose finzioni. All’invincibil drappello dei genuini e primitivi martiri, essi aggiunsero molte migliaia di eroi immaginari, che non eran mai stati se non nella fantasia di artificiosi e crudeli autori di leggende; ed havvi motivo di sospettare, che Tours non fosse la sola Diocesi, in cui le ossa d’un malfattore fossero adorate invece di quelle di un Santo2. Una pratica superstiziosa, che tendeva ad accrescere le tentazioni della frode e della credulità, appoco appoco estinse nel Mondo Cristiano il lume dell’istoria e della ragione.

II. Ma il progresso della superstizione sarebbe stato molto meno rapido e vittorioso, qualora la fede del popolo non fosse stata assistita dall’opportuno aiuto delle visioni e dei miracoli per assicurare l’autenticità e la virtù delle più sospette reliquie. Nel regno di Teodosio il Giovane, Luciano3 Prete di Gerusalemme e mi-

  1. Il Beausobre (Hist. du Manich. Tom II. p. 648.) applicò un senso mondano alla pia osservazione del Clero di Smirne, che diligentemente conservò le reliquie di S. Policarpio martire.
  2. Martino di Tours (vedi la sua vita c. 8. scritta da Sulpicio Severo) ne trasse la confessione dalla bocca del morto. Si accorda che l’errore sia naturale; la scoperta di esso è supposta miracolosa. Quale di queste due cose è verisimile che sia seguita più frequentemente?
  3. Luciano compose in Greco la sua narrazione originale,