Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/400

Da Wikisource.
396 storia della decadenza

frai quali erano tre morti risuscitati. Se vogliamo rivolgere lo sguardo a tutte le Diocesi ed a tutti i Santi del Mondo Cristiano, non sarà facile il calcolare le favole e gli errori, che nacquero da quest’inesauribil sorgente. Ma ci sarà sicuramente permesso d’osservare, che un miracolo, in quel tempo di credulità e di superstizione, perde tal nome e tutto il suo merito, mentre appena potrebbe adesso risguardarsi come una deviazione dalle ordinarie stabilite leggi della natura.

III. Gli innumerabili miracoli dei quali eran le tombe dei martiri un perpetuo teatro, manifestarono al pietoso credente lo stato e la costituzione attuale del Mondo invisibile, e parve che le sue religiose speculazioni fosser fondate sopra la stabile base del fatto e dell’esperienza. Qualunque si fosse la condizione delle anime volgari, nel lungo intervallo fra lo scioglimento e la resurrezione dei loro corpi, egli era evidente che gli spiriti superiori dei Santi e dei Martiri non passavano quella porzione di loro esistenza in tacito ed ignobile sonno1. Egli era evidente (senza pretender di determinare il luogo della loro abitazione o la natura della loro felicità) che essi godevano la viva ed attiva coscienza della lor beatitudine, della virtù e del potere che a-

    pendice che contiene due libri de’ miracoli di S. Stefano, fatta da Evodio Vescovo d’Uzalis. Freculso (ap. Basnag. Hist. des Juifs Tom. VIII. p. 249.) ci ha conservato un proverbio Gallico o Spagnuolo: chi pretende d’aver letto tutti i miracoli di S. Stefano è bugiardo.

  1. Burnet (de statu mortuor. p. 56-85.) raccoglie le opinioni dei Padri, che sostenevano il sonno o riposo delle anime umane sino al giorno del giudizio. In seguito espone (p. 91.) gli inconvenienti, che dovrebbero nascere, se avessero un’esistenza più attiva e sensibile.