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voti; e si assegnavano i più aspri castighi a quegli empi, che violavano i magnifici lor Santuari, o non credevano al loro soprannaturale potere1. In fatti atroce doveva essere il delitto, e strano sarebbe stato lo scetticismo di quelli, che avesser ostinatamente resistito alle prove di una Divina potenza, a cui gli elementi, tutto l’ordine della creazione animale, e fino le sottili ed invisibili operazioni della mente umana eran costrette ad ubbidire2. Gl’immediati e quasi instantanei effetti, che si supponeva, seguissero la preghiera o l’offesa, persuasero i Cristiani dell’ampia dose di favore e di autorità, che i Santi godevano alla presenza del sommo Dio; e sembrò quasi superfluo il cercare se i medesimi erano continuamente obbligati ad intercedere avanti al trono della grazia, o se fosse loro permesso di esercitare, secondo i dettami della loro benevolenza e giustizia, il delegato potere del subordinato lor ministero. L’immaginazione, che erasi con penoso sforzo innalzata alla contemplazione ed al culto della Causa Universale, ardentemente abbracciò questi inferiori oggetti d’adorazione, come più proporzionati alle grossolane idee ed imperfette facoltà che essa aveva. A grado a grado corruppesi la sublime e semplice Teologia dei primitivi Cristiani; e la Monarchia celeste, già oscurata da metafisiche sottigliezze, restò degradata dal-

  1. Fleury, Disc. sur l’Ist. Eccl. III p. 80.
  2. In Minorca, le reliquie di S. Stefano convertirono in otto giorni 540 Ebrei, coll’aiuto in vero di qualche severità, come di bruciare la Sinagoga, di cacciare gli ostinati a soffrir la fame fra scogli ec. Vedasi la lettera originale di Severo Vescovo di Minorca (ad calc. 3. Augustin. de Civ. Dei), e le giudiziose osservazioni del Basnagio (T. VIII. p. 245-251).