Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/404

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si fossero alla balaustrata dell’altare, avrebbero incontrato una folla prostrata, composta per la massima parte di stranieri e di pellegrini, che la vigilia della festa si portavano alla città; e già sentivano il forte trasporto del fanatismo, e forse del vino. S’imprimevan devoti baci sulle mura e sul pavimento del sacro edifizio, e qualunque si fosse il linguaggio della Chiesa, le ferventi lor preci eran dirette all’ossa, al sangue, o alle ceneri del Santo, che ordinariamente veniva nascosto da un velo di lino o di seta agli occhi del volgo. I Cristiani frequentavano le tombe dei Martiri con la speranza d’ottenere dalla potente loro intercessione ogni sorta di spirituali, ma più specialmente, di temporali vantaggi. Imploravano essi la conservazione della salute, la cura delle infermità, la fecondità delle sterili mogli, o la salvezza e felicità dei lor figli. Quando intraprendevano qualche distante o pericoloso viaggio, supplicavano i santi Martiri ad esser loro protettori e lor guide; e se tornavano senza disgrazie, di nuovo correvano ai sepolcri dei Martiri per celebrare con grati ringraziamenti le obbligazioni che avevano alla memoria ed alle reliquie dei celesti lor Patroni. Le mura eran piene all’intorno dei simboli de’ favori, ch’essi avean ricevuti; occhi, mani, piedi d’oro e d’argento, ed edificanti pitture, che non potevan lungamente evitare l’abuso di una indiscreta o idolatrica devozione, rappresentavano l’immagine, gli attributi ed i miracoli del Santo tutelare. Uno stesso originale ed uniforme spirito di superstizione potè suggerire nei paesi o nei secoli più distanti fra loro gli stessi metodi d’ingannar la credulità, e d’agire sui sensi del genere umano1;

  1. Può vedersi la somiglianza della superstizione, che non