Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/413

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giurarlo, e protestasse di volergli impedir la partenza a costo ancor della vita1. Espulso Demofilo, e condannato dal Sinodo di Costantinopoli il perfido usurpatore, Teodosio2, giusto estimatore del merito di Gregorio, lo chiede per Vescovo di quella Capitale, e Melezio e gli altri Prelati dell’Oriente violentano replicatamente la sua modestia, e lo collocano sul trono Arcivescovile altra volta da lui rifiutato3, malgrado i suoi gemiti e le sue grida4. L’Imperatore, il quale ebbe parte alla sua istallazione, fu altresì testimone della sua resistenza5; la quale sarebbe anche stata maggiore, se Gregorio non avesse sperato di contribuire alla pace di Antiochia e del Mondo Cristiano nel grado di Vescovo d’una città situata tra l’Oriente e l’Occaso.

Ed infatti presentatasi in breve l’occasion favorevole di stabilirla per la morte del Patriarca Melezio, vedendo Gregorio riuscire inutili tutti i suoi sforzi, e defraudate le sue speranze, non esitò punto ad abbandonare l’abitazion vescovile, ed a proporre di lasciar la sua sede. Accettata la proposizione dal Sinodo, restava l’assenso Imperiale. Le preghiere del Santo furono così vive e pressanti, che Teodosio si arrese, ma non già volentieri, nè più facilmente di quel che egli credeva. Questa è una voce maligna, che sparsero allora i nemici del Nazianzeno6

Imperator... cedit ac votis meis
Ille haud libenter
, ut ferunt, cedit tamen,

  1. Carm. I. p. 17. 18. Orat. 28 p. 483.
  2. Soz. L. 7. C. 7.
  3. Vedi l’Oraz. 27 sopracc.
  4. Carm. I. p. 24.
  5. d. Carm. p. 30.
  6. Carm. I. p. 30.