Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/412

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E qual città era ella mai a quei giorni Costantinopoli da stimolar l’ambizione di Gregorio già vecchio, mal sano, ed infievolito dalle austerità della penitenza1? I Macedoniani, gli Apollinaristi, gli Eunomiani, e gli Arriani principalmente vi trionfavano: nè ciò è attestato dal solo Gregorio, il quale insolentemente da Gibbon vien paragonato ad un medico sempre disposto ad esagerare l’inveterata malattia, che egli ha curata, ma da Sozomeno, da Ruffino, e da Filostorgio medesimo2. Ivi i Cattolici omai ridotti ad un piccol drappello erano divenuti soli il bersaglio della più fiera persecuzione, di cui Gregorio stesso provò ben tosto il furore, essendo lapidato villanamente3: ed ivi pure nel tempo di Eudosso e Demofilo godeva (son parole del Sig. Gibbon) una libera introduzione il vizio e l’errore da ogni Provincia dell’Impero4. E questa poteva esser l’udienza, questo il teatro, questo l’utile e cospicuo posto da soddisfare la vanità e l’ambizione?

Ma volete ancor meglio conoscere quanto codesto spirito dominasse Gregorio? Il Cinico Massimo colle arti più inique si fa ordinar Vescovo di Costantinopoli, e Gregorio risolvè tosto di ritirarsi da quella città; nè per distorlo dal suo disegno vi volle meno, che un popolo si confinasse nella Chiesa, ove egli era adunato, per un’intiera giornata a pregarlo e scon-

  1. Vedi l’Oraz. 27 „de se ipso et ad eos, qui ipsum Cathedram Constantinopol. affectare dicebant„.
  2. Soz. l. 4. C. 2. 7. Ruff. L. 1. c. 25. Philost. l. 8 c. 2, Greg. Carm. 1 p. 10. Orat. 32 pag. 525.
  3. Tillem. Mem. Eccles. T. IX. pag. 407 e pag. 431.
  4. Sozom. l. VII. c. V. Suida in V. Δημοφιλος Niceph. L. 12 c. 8.