Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/417

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si è proposto con quel cumulo di titoli luminosi dati in quel luogo a Gregorio, ei medesimo lo manifesta, ed è per impor silenzio all’importante bisbiglio della superstizione e del bigottismo, argomentando ad hominem, come suol dirsi, sull’autorità delle adunanze del Clero1 derise dal Santo e specialmente dal Concilio di Costantinopoli, che ora trionfa nel Vaticano, ma su di cui i Papi lungamente avevano esitato, di modo che la loro dubbiezza rende perplesso, e quasi vacillante l’umile Tillemont. E qui appunto è dove trionfa la malignità dello Storico. Imperciocchè se la sobria testimonianza della storia dee accordare alla personale autorità dei Padri, adunati in un Sinodo, un peso proporzionato al merito loro, leggete Teodoreto2, e il Baronio3, e vedrete che non vi è forse stato Concilio composto di un numero maggiore di Santi e di Confessori, quanto quello, di cui si ragiona. Ve ne furono certamente di qualità assai differenti, onde venne trattato con tal disprezzo dal Nazianzeno „jusqu’à l’appeller une assemblée d’oisons, et de grues, qui se bottoient, et se dechiroient sans discretion, une troupe de geais, et un essaim des guespes, qui sautoient au

    Apollinaristi colla loro libertà di predicare, e con la loro licenza rovesciassero un domma fondamentale. Vedi la Lett. a Nettar. indic. col tit. di Orazione 46. La mansuetudine di S. Gregorio verso gli Eretici è sorprendente. Vedi la sua Ep. 81. e Tillem. nella sua vita art. 67.

  1. Il disprezzo dell’A. pe’ Sinodi quantunque legittimi ed ecumenici è già manifesto dal Cap. 20. della sua Stor. T. IV. in f. Vedi la Confutazione del Ch. Sig. Ab. Spedalieri P. 1. Sez. 5 c. 4.
  2. L. V. C. 7 e 8.
  3. Ad. an. 381. §. 22. V. Basnage Annal. Vol. III. p. 76.