Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/428

Da Wikisource.
424

tèmoignage que celui de Jèrome, che parla meglio informato con questo tuono di sicurezza! Quid loquar de Priscilliano et saeculi gladio, et TOTIUS ORBIS auctoritate damnatus1? Si parla forse così di un uomo, che credasi messo a morte più per le cabale altrui, che per i proprj delitti? E qual testimonianza non è mai quella di Sulpizio Severo contemporaneo, scrittore corretto ed originale, il quale parla da Storico, e a sangue freddo per modo da non defraudar Priscilliano di quelle lodi, che a lui si dovevano? Ora egli attesta2 che la causa di quell’eretico essendo stata commessa ad Evodio uomo ardente e severo, ma giusto al sommo, quo nihil umquam justius fuit3, egli Priscillianum gemino judicio auditum, convictumque maleficii, nec diffitentem obscoenis se studuisse doctrinis, nocturnos etiam turpium foeminarum egisse conventus, nudumque orare solitum, nocentem pronuntiavit. Notaste? Priscilliano, non in giudizio tumultuario, ma in due formali giudizj ascoltato da un giustissimo giudice fu dichiarato reo e perchè così fu convinto, e perchè tale si confessò. Si parla così di chi è condannato per confessioni estorte dal timore, o dalla pena, o per vaghe narrazioni figlie della malizia, e della credulità? E perchè non osservare, giacchè il Sig. Gibbon inciderat in locum, qui ad historiam pertinet4, che fu ripetuto il terzo giudizio, e non più sostenendo le parti di querelante l’indegno Vescovo Itacio, ma l’Avvocato del Fisco Patricio, in esso l’ere-

  1. Ibid.
  2. Lib. 2. Hist. Sac. §. 50. Ed. Hieron. de Prato.
  3. Sever. Sulp. in Vit. Mart. C. 20.
  4. Plutarch. loc. cit.