Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/202

Da Wikisource.
196 storia della decadenza

stra insinuazione, di cui ella prese a far uso, fecero nella mente d’Adolfo una profonda impressione; ed il Re Goto aspirò ad avere il nome di cognato dell’Imperatore. I Ministri d’Onorio sdegnosamente rigettarono la proposizione d’una parentela tanto ingiuriosa ad ogni sentimento d’orgoglio Romano; e più volte insisterono sopra la restituzione di Placidia, come una indispensabile condizione del trattato di pace. Ma la figlia di Teodosio condiscese senza ripugnanza ai desiderj del conquistatore, Principe giovane e valoroso, che cedeva in vero ad Alarico nell’altezza della statura, ma che lo superava nelle più attraenti qualità della grazia e della bellezza. Fu consumato il matrimonio d’Adolfo e di Placidia1, prima che i Goti si ritirassero dall’Italia: e fu di poi celebrato il giorno solenne, forse l’anniversario, delle lor nozze nella casa d’Ingenuo, uno dei più illustri cittadini di Narbona nella Gallia. La sposa, rivestita ed ornata come un’Imperatrice Romana, fu collocata in un magnifico trono, ed il Re dei Goti, che prese in questa occasione l’abito Romano, si contentò d’una sede meno onorevole a lato di essa. Il dono nuziale, che secondo l’uso della nazione di Adolfo2 fu presentato a Pla-

  1. Vedi i ritratti d’Adolfo e di Placidia, e la relazione del loro matrimonio in Giornandes, de Reb. Getic. c. 31, p. 654, 655. Rispetto al luogo in cui furono stipulate, consumate, o celebrate le nozze, i manoscritti di Giornandes variano fra le vicine città di Forlì e d’Imola (Forum Livii, e Forum Cornelii). Egli è facile e comodo il conciliare lo storico Goto con Olimpiodoro (vedi Mascou l. VIII c. 36): ma il Tillemont crede fatica perduta il tentare la conciliazion di Giornandes con alcun buono autore.
  2. I Visigoti, sudditi d’Adolfo, ristrinsero con posteriori