Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/261

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Dio di Abramo, di Giacobbe, e d’Isacco il Dio dei morti, ma bensì dei viventi non sonnecchiosi ed inerti1); affinchè ci rendan propizio pe’ meriti del Redentore2 il nostro Padre comune con le loro preghiere, le quali debbono essere più potenti assai delle nostre, perchè fatte da servi a Lui costantemente fedeli, che hanno compita la virtuosa loro carriera, e combattuto con gloria3?

Essendo pertanto i nostri sentimenti intorno alle anime dei Beati sì scevri da ogni ombra di Politeismo, o di superstizione; ed essendo uno dei motivi del culto esteriore quello di render pubblica testimonianza dei sentimenti interni dell’animo; è egli impossibile, che noi veneriamo le Reliquie per qualche Divinità che si creda ad esse inerente, o che ad esse noi di-

  1. Dico ciò, perchè il Sig. Gibbon cita Burnet, de Stat. mort..... Leggetelo pure, ma leggete ancora il Muratori, De Paradiso non expectata Corp. Resurect., e specialmente il Cap. 23, dove dimostra quanto giustamente abbia deciso il concilio Fiorentino l’opinione contraria a quella di Burnet coll’autorità di S. Greg. M. a cui dee tanto la vostra Inghilterra, del Ven. Beda, di S. Aldhelmo, e di Alcuino, tutti luminari del vostro Regno.
  2. Le orazioni della Liturgia quasi tutte terminano con la clausula: Per Dominum nostrum J. Christum etc.
  3. Certum est, quod hac interpellatione adoratio illa, et cultus, qui soli Deo debetur non imminuitur; cum Sanctos Dei non ut Deos, et largitores bonorum, sed ut Condeprecatores, et Impetratores appellemus. Cassand. Cons. art. 21. Tuttavolta M. Fell Vescovo di Oxford si ostina ad asserire = Deos, qui rogat (Martyres) ille facit = Ditemi in grazia: a pregare un ministro, perchè sostenga una supplica presentata a S. M. Britannica, si divien forse rei di alto tradimento?