Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/260

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SUA GRAZIA1, nè alcuna conoscenza delle cose umane che quella, che egli loro comunica2, nè alcun potere di assisterci, che per le loro preghiere„.

Se l’invocazione dei Santi considerata in questo aspetto diminuisse la confidenza in Dio o fosse ingiuriosa alla mediazione di Gesù Cristo, sarebbe da condannarsi egualmente il costume di ricorrere alle preghiere dai nostri fratelli ancor viatori3. Che se un tal costume è inculcato come utilissimo dalle Sante Scritture4; perchè saremo noi idolatri, se ci rivolgiamo ai medesimi nostri fratelli già liberati dai legami del corpo, o regnanti con Cristo (non essendo

  1. Absit.... ut Christianus homo in se ipso vel confidat, vel gloriatur, et non in DOMINO, cujus tanta est erga omnes homines bonitas, ut eorum velit esse merita, quae sunt IPSIUS DONA. Trid. sess. 6. Cap. 15. Vedi Bossuet, Spiegaz. di alcune diffic. sopra la Messa. Cap. 39 e 40.
  2. L’eruditissimo Grozio avendo esaminate le diverse maniere indicate dai Padri, e dai nostri Teologi per ispiegare come i Santi abbiano notizia dei nostri bisogni etc. conchiude = Ita inique faciunt Protestantes; qui Idolatriae damnant eos, qui multorum veterum sententiam secuti, putant nostrarum necessitatum et precum notitiam aliquam ad Martyres pervenire. Grot. ad Consult. Cassand. T. 4. p.6. Vedi Perpétuité de la Foy. Tom. 5. L. 7. C. 7. ed il Veton., Reg. Fid. §.7.
  3. Cath. Rom. p. 3. De Cultu etc.
  4. T. ad Thessal. Cap. 5, 25, ad Hebr. C. 13, 18. Jacob. C. 5. 16. Orate pro invicem, ut salvamini; multum enim valet deprecatio fusti assidua. Potrei ancora allegare il comando di Dio medesimo = Job autem servus meus orabit pro vobis Job. Cap. 42. V. 8. ec.; ma i nostri avversarj o stravolgono i Sacri Libri con interpetrazioni arbitrarie, o gli ripudiano totalmente: Tertull., de Praescript. Haeret. § 17.