Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/263

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vrane beneficenze: ed è suo intendimento esponendole con qualche pompa alla pubblica venerazione di risvegliar nei suoi figli un amore sincero per le virtuose azioni dei Santi, e renderli in cotal guisa adoratori veraci del nostro eterno Padre e Signore: che è l’altro motivo giustissimo, per cui si è stabilita una forma di culto esterno1.

Nulla vi ha dunque in un tal culto dei Santi, e delle Reliquie, che possa accusarsi di Gentilesimo, o di Superstizione, nulla che a Dio non si riferisca, unico fonte di ogni santità, e d’ogni bene. Testimone ne sia oltre il Grozio allegato di sopra, il Ministro Sig. Noguier, il quale dopo aver letto l’Esposizione etc., di M. Bossuet ripeteva sovente, che quel Prelato aveva cambiato partito. Il fatto però si è che egli si era limitato ad esporre la pura dottrina del Tridentino, e che quella immortale Operetta fu applaudita dai Ricci, dai Bona, dai Lauria, da tutti i dotti del secolo, e dal Pontefice stesso Innocenzo XI2.

Quindi è che sebbene alcuni riti del Gentilesimo di lor natura indifferentissimi, come l’uso dei fiori, dell’incenso, dei lumi, ed il bacio, con ragione si riputassero abbominevoli, perchè destinati all’onore di numi bugiardi: non son però riprensibili in verun conto attesa la rettitudine dei sentimenti, e per la mutazion dell’oggetto, mentre si praticano in onore dei Santi. L’accusa dunque di Fausto, Vertitis idola in marty-

  1. Trid. sess. 22. C. 5 de Sacr. Mis. Vedi il bel Catech. di M. Giorgio Berger. Vesc. di Montpellier sulla materia in questione.
  2. Vedi l’Avvertim. all’Esposizione nell’Ediz. di Venez. del 1713.