Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/271

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eorum qui glorioso certamine perfuncti (erant), tum ad posteros hujusmodi Exemplo crudiendos et confirmandos„1.

La premura, e potrebbe quasi dirsi la smania2, per le Reliquie è qui manifesta, ed una festiva ed onorevole commemorazione dei Martiri nelle sacre funzioni è chiarissima. Resta soltanto il dubbio, se quella commemorazione fosse congiunta con qualche specie d’invocazione dei Martiri stessi. Beausobre asserisce che no, fondandosi su quelle parole di S. Agostino3 suo loco et ordine nominantur, non tamen a Sacerdote, qui sacrificati, invocantur; anzi pretende, che anticamente si pregasse pei Martiri, facendo gran conto di una Liturgia ben antica attribuita a S. Giacomo, ma d’altra mano4, sfacciatamente falsificata da S. Cirillo, seppure le Catechesi sono un parto genuino di esso. In mal punto è citato S. Agostino. Non s’invocavano i Martiri certamente, come abbiam detto, e come ripete quel S. Padre in quel luogo stesso (troncato da Beausobre, perchè intiero lo incomodava) per offerir loro il S. Sacrifizio5; ma però s’invocavano

    giustizia il voler prender regola del Culto pubblico dai tempi della più barbara persecuzione! Vedi Prudent., hymn. de S. Laurentio; e S. Paolino, Carm. de S. Felice colla Dissert. del Muratori 16. Tom. XI. p. 1. Ed. di Arez. ol. Anecdot. T. 1.

  1. Euseb., H. E. loc. cit.
  2. Vedi il Trombelli, de cultu SS. Diss. 7. capit. 6. e seg.
  3. Beausob. T. 2 p. 668 N. 2. l, c.
  4. Beausob. ivi pag. 644. n. 2.
  5. Suo loco et ordine nominantur, non tamen a Sacerdote, qui sacrificat, invocantur. S. Aug., de C. D. Lib. 22. c. 10. Così Beausobre. Deo quippe, non ipsis sacrificat, quamvis in Memoria sacrificet corum, quia Dei Sacerdos est non