Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/395

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dell'impero romano cap. xxxiv. 389

di quest’occasione non è stata mai rammentata da verun istorico o geografo, fece vergogna all’Imperatore ed all’Impero. Azimo o Azimunzio, piccola città della Tracia sulle frontiere Illiriche1, s’era distinta pel marzial coraggio della sua gioventù, l’abilità e la riputazione dei Capitani che aveva scelti, e le ardite loro imprese contro l’innumerabil esercito dei Barbari. Gli Azimuntini, invece d’aspettar quietamente che le truppe degli Unni s’avvicinassero, le attaccarono con frequenti e felici sortite, ed esse a grado a grado evitarono di accostarvisi; di più riscattarono dalle loro mani le spoglie ed i prigionieri, e reclutarono le domestiche loro forze mediante la volontaria associazione dei fuggitivi e dei disertori. Dopo la conclusion del trattato, Attila tuttavia minacciava l’Impero d’un’implacabile guerra, se gli Azimuntini non venivano persuasi o costretti ad eseguire le condizioni, che il loro Sovrano aveva accettate. I Ministri di Teodosio con vergogna e verità confessarono, ch’essi non avevano più autorità veruna sopra una società di uomini, che sì bravamente sostenevano la loro naturale indipendenza; ed il Re degli Unni si contentò di concludere un cambio uguale co’ cittadini d’Azimo. Essi domandarono la restituzione d’alcuni pastori, ch’erano stati

  1. Prisco p. 35, 36. Fra le cent’ottantadue fortezze o castella della Tracia enumerate da Procopio (de Aedific. l. IV, c. XI, Tom. II, pag. 92 edit. Paris), ve n’è una col nome di Esimontou, la cui posizione è indicata dubbiosamente nelle vicinanze d’Anchialo e del Ponto Eussino. Il nome e le mura d’Azimunzio sussisterono forse fino al regno di Giustiniano; ma la gelosia dei Principi Romani si era presa la cura d’estirpare la razza de’ bravi suoi difensori.