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394 storia della decadenza

splendida o almeno abbondante cena. Ma tosto fu disturbata l’armonia del convito dal vicendevole pregiudizio ed indiscretezza. Si sostenne ardentemente la grandezza dell’Imperatore e dell’Impero da’ loro Ministri; gli Unni con ugual calore sostennero la superiorità del vittorioso loro Monarca: s’infiammò viepiù la contesa dalla temeraria ed inopportuna adulazione di Vigilio, che con veemenza rigettò il confronto d’un puro mortale col divino Teodosio; e con estrema difficoltà Massimino e Prisco poterono mutar la materia della conversazione, o addolcire gli animi sdegnati dei Barbari. Quando s’alzaron da tavola, l’Ambasciatore Imperiale presentò ad Edecone ed Oreste dei ricchi doni di vesti di seta, e di perle dell’India, che essi accettarono con rendimento di grazie. Ma Oreste non potè a meno di fare intendere, che egli non era stato sempre trattato con tal liberalità e rispetto: e l’offensiva distinzione, che si fece fra il suo civile ufizio, ed il posto ereditario del suo collega sembra, che rendesse Edecone un amico dubbioso, ed Oreste un irreconciliabil nemico. Dopo questo riposo fecero circa cento miglia da Sardica a Naisso. Quella florida città, che avea data i natali al Gran Costantino, era caduta a terra; gli abitanti di essa erano stati distrutti o dispersi; e la vista di alcuni malaticci individui, a’ quali tuttavia permettevasi d’esistere fra le rovine delle Chiese, non serviva che ad accrescer l’orrore di quello spettacolo. La superficie del paese era coperta di ossa di morti; e gli Ambasciatori, che dirigevano il loro corso al Nord-ovest, furono costretti a passare i colli della moderna Servia prima di scendere nelle piane e paludose terre, che vanno a terminare al Danubio. Gli Unni eran padroni di quel gran