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tila, le sue armi ed i finimenti del suo cavallo erano semplici, senz’ornamenti e d’un solo colore. La tavola reale non ammetteva che piatti e bicchieri di legno; ei non mangiava che carne; ed il Conquistatore del Settentrione mai non gustò il lusso del pane.

Quando Attila diede udienza la prima volta ai Romani Ambasciatori sulle rive del Danubio, la sua tenda era circondata da una formidabile guardia. Il Monarca stesso era assiso sopra una sedia di legno. L’aria minacciante, gli sdegnosi gesti ed il tuono impaziente di esso rendettero attonito il costante Massimino; ma Vigilio avea più ragion di tremare, mentre chiaramente intese la minaccia, che se Attila non avesse rispettato il diritto delle genti, avrebbe fatto affiggere il bugiardo interprete ad una croce, abbandonando il suo corpo agli avoltoi. Il Barbaro condiscese a produrre un’esatta nota per dimostrare l’audace falsità di Vigilio, che aveva asserito non potersi trovare più di diciassette disertori. Ma egli arrogantemente dichiarò, che temeva solo la vergogna di combattere coi fuggitivi suoi schiavi; mentre disprezzava i loro impotenti sforzi a difendere le Province, che Teodosio aveva affidato alle loro armi: „Poichè qual fortezza (proseguì Attila) qual città in tutta l’estensione del Romano Impero può sperare d’esser sicura ed inespugnabile, se a noi piaccia di toglierla dalla terra„? Licenziò nonostante l’interprete, che tornò a Costantinopoli con la sua perentoria domanda d’una più compita restituzione e

    coperto di quel primo tappeto di lana nera, sul quale fu collocato, quando fu inalzato al comando dei guerrieri suoi nazionali. Vedi Vie de Gengiscan l. IV, c. 9.