Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/407

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dell'impero romano cap. xxxiv. 401

d’un’ambasceria più splendida. Appoco appoco si calmò la sua collera, ed il domestico suo contento in un matrimonio, che celebrò per istrada con la figlia d’Eslam, potè forse contribuire a mitigare la nativa fierezza del suo naturale. Si solennizzò l’ingresso di Attila nel regal villaggio con una ceremonia ben singolare. Una numerosa truppa di donne si fece incontro all’Eroe ed al Sovrano loro. Esse andavano avanti di lui disposte in lunghe regolari file: gli spazi fra queste file erano occupati da bianchi veli di lino fino che le donne tenevano da ambe le parti con le mani alte, e che formavano un baldacchino per un coro di fanciulle, che cantavano inni e canzoni in lingua Scita. La moglie d’Onegesio, suo favorito, con un seguito di donne salutò Attila alla porta della propria casa, sulla strada, che conduceva al palazzo; e gli presentò secondo l’uso del paese il suo rispettoso omaggio, invitandolo a gustare il vino ed il cibo ch’ella aveva preparato pel ricevimento di lui. Appena il Monarca ebbe accettato l’ospitale suo dono, i domestici della medesima alzarono una piccola tavola d’argento ad una conveniente altezza, stando egli sempre a cavallo; ed Attila dopo d’aver toccato colle sue labbra il bicchiere, salutò di nuovo la moglie d’Onegesio, e continuò il suo viaggio. Nel tempo della sua residenza nella Capitale dell’Impero il Re degli Unni non consumava le ore nella segreta oziosità d’un serraglio, e sapeva conservare la sublime sua dignità senza nascondersi alla pubblica vista. Frequentemente adunava il Consiglio, e dava udienza agli Ambasciatori delle nazioni: ed il suo Popolo poteva appellare al supremo Tribunale, su cui stava in certi determinati tempi, e secondo l’Oriental costume avanti la porta principale