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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/474

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468 storia della decadenza

tronio Massimo1, come un raro esempio d’umana felicità. La sua nascita era nobile ed illustre, mentre discendeva dalla famiglia Anicia; la sua dignità veniva sostenuta da un adequato patrimonio in terre e danari: e questi beni di fortuna erano accompagnati dalle arti liberali e dalle decenti maniere, che adornano o imitano gl’inestimabili doni del genio e della virtù. Il lusso del palazzo e della tavola di esso era ospitale ed elegante. Ogni volta che Massimo compariva in pubblico, era circondato da una serie di grati ed ossequiosi clienti2; e può essere che fra questi egli meritasse, ed avesse di fatto qualche vero amico. Fu premiato il suo merito dal favore del Principe e del Senato: esercitò egli per tre volte l’uffizio di Prefetto del Pretorio d’Italia; fu investito due volte del Consolato, ed ottenne il titolo di Patrizio. Questi civili onori non erano incompatibili col godimento della tranquillità e della quiete; il suo tempo, secondo che richiedeva la ragione o il piacere, veniva esattamente distribuito da un oriuolo ad acqua; e può concedersi, che quest’economia di tempo dimostri il sentimento, che Massimo aveva della propria felicità. Sembra che l’ingiuria, ch’ei ricevè dall’Imperator Valentiniano scusi la più sanguinosa vendetta. Pure un filosofo

  1. Sidonio Apollinare compose la lettera 13 del secondo libro per confutare il paradosso del suo amico Serrano, che conservava un singolare, quantunque generoso, entusiasmo pel defunto Imperatore. Questa lettera, con qualche indulgenza, può meritar la lode d’un’elegante composizione; e sparge molta luce sul carattere di Massimo.
  2. Clientum praevia, pedissequa, circonfusa populositas è l’accompagnamento, che Sidonio medesimo (l. 1. epist. 9) assegna ad un altro Senatore di grado Consolare.