Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/479

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dell'impero romano cap. xxxvi. 473

sacri arnesi del Culto Giudaico1, la tavola d’oro, ed il candelabro, pur d’oro, con sette rami, in principio fatti secondo le speciali istruzioni di Dio medesimo, e che furono posti nel santuario del suo tempio, si erano pomposamente mostrati al Popolo Romano nel Trionfo di Tito; si erano quindi depositati nel tempio della Pace; ed al termine di quattrocento anni le spoglie di Gerusalemme trasportate furono da Roma a Cartagine da un Barbaro, che traeva l’origine da’ lidi del Baltico. Questi antichi monumenti potevano attirar la curiosità, non meno che l’avarizia. Ma le chiese Cristiane, arricchite ed ornate dalla predominante superstizione di que’ tempi, somministrarono una più abbondante materia al sacrilegio; e la pia liberalità del Papa Leone, che fece fondere sei vasi d’argento, donati da Costantino, del peso di cento libbre l’uno, è una prova del danno, ch’ei procurava di riparare. Ne’ quarantacinque anni, ch’eran passati dopo l’invasione Gotica, la pompa ed il lusso di Roma avevano in qualche modo ripreso vigore; ed era difficile il sod-

    dagl’Imperatori, e l’esterna doratura del Tempio costò a Domiziano 1200 talenti (2,400,000 lire sterline). L’espressione di Claudiano, e di Rutilio (luce metalli aemula... fastigia astris, e confunduntque vagos delubra micantia visus) manifestamente provano, che non fu tolta quella splendida copertura nè da’ Cristiani nè da’ Goti (Vedi Donat, Roma ant. lib. II. cap. 6. p. 125). Sembra che il tetto del Campidoglio fosse decorato da statue dorate, e da cocchi tirati da quattro cavalli.

  1. Il curioso lettore può consultare l’erudito ed esatto trattato d’Adriano Reland, de spoliis Templi Hierosolymitani in arcu Titiano Romae conspicuis: in 12 Trajecti ad Rhen. 1716.