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484 storia della decadenza

veruna a riserva del miracoloso potere di S. Eulalia; ma fu arrestato nella carriera de’ suoi successi, e richiamato dalla Spagna, prima di poter provvedere alla sicurezza delle sue conquiste. Nella ritirata, ch’ei fece verso i Pirenei, vendicò le sue perdite contro il paese pel quale passò, e nel saccheggio di Pollenzia e d’Astorga si dimostrò infedele alleato, non meno che crudele nemico. Mentre il Re de’ Visigoti combatteva e vinceva in nome d’Avito, il regno d’Avito era già terminato; e tanto l’onore, che l’interesse di Teodorico restarono altamente lesi per la disgrazia d’un amico, ch’esso avea collocato sul trono dell’Impero occidentale1.

[A.456] Le vive sollecitazioni del Senato e del Popolo persuasero l’Imperatore Avito a fissare la sua residenza in Roma, e ad accettare il consolato per l’anno venturo. Il primo giorno di Gennaio, Sidonio Apollinare, genero di lui, celebrò le sue lodi in un panegirico di seicento versi; ma questa composizione, quantunque fosse premiata con una statua di bronzo2, sembra che contenga una ben piccola parte sì d’ingegno, che di verità. Il Poeta, se pure è permesso di avvilire tal sacro nome, esagera i meriti d’un Sovrano, e d’un padre; e la sua profezia d’un lungo e glorioso regno fu tosto contraddetta dal fatto. Avito, in un

  1. Questa guerra Svevica è la parte più autentica della Cronica d’Idazio, che come Vescovo d’Iria Flavia ne fu spettatore egli stesso, e ne soffrì gli effetti. Giornandes (c. 44 p. 675, 676, 677) ha spaziato con piacere intorno ad una vittoria Gotica.
  2. In uno de’ portici o gallerie spettanti alla libreria di Traiano, fra le statue degli scrittori ed oratori celebri. Sidonio Apollinare lib. IX. epist. 16. pag. 284. Carm. VIII. pag 350.