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494 storia della decadenza

debitori del Pubblico. IV. Ma sapeva bene Maioriano, che questi collegiati erano troppo disposti a vendicare l’ingiustizia e l’oppressione, che avevan sofferto, e perciò fece risorgere l’utile ufizio de’ difensiori delle città. Egli esortò il Popolo ad eleggere, in piena e libera adunanza, qualche uomo discreto e di integrità, che ardisse di sostenere i loro privilegi, di rappresentare i loro aggravi, di proteggere il povero dalla tirannia del ricco, e di informare l’Imperatore degli abusi che si commettevano sotto la sanzione del suo nome o della sua autorità.

Lo spettatore, che getta un dolente sguardo sulle rovine dell’antica Roma, è tentato d’accusar la memoria de’ Goti e de’ Vandali, per quel male, ch’essi non ebbero nè tempo, nè forza, e neppure probabilmente la disposizione di fare. La tempesta della guerra potè diroccare qualche alta torre; ma la distruzione, che rovesciò i fondamenti di quelle vaste fabbriche, lentamente e in silenzio, per lo spazio di dieci secoli; ed i motivi d’interesse, che da poi agirono senza vergogna, nè opposizione, furono severamente repressi dal buon gusto o dallo spirito dell’Imperator Maioriano. La decadenza della città aveva appoco appoco diminuito il valore delle opere pubbliche. Il Circo ed i Teatri potevano bene eccitare, ma rade volte soddisfacevano i desideri del Popolo: i tempj, che avevan potuto sottrarsi allo zelo de’ Cristiani, non erano più abitati nè dagli Dei, nè dagli uomini; la diminuita popolazione di Roma si perdeva nell’immenso spazio de’ bagni, e de’ portici di essa; e le magnifiche librerie, ed i tribunali di giustizia eran divenuti inutili per una indolente generazione, il riposo della quale raramente veniva sturbato dallo studio, o dagli affari.