Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/514

Da Wikisource.
508 storia della decadenza

tori era quasi estinta, ed i loro figli, ch’erano nati nell’Affrica, godevano i deliziosi bagni e giardini, che s’erano acquistati dal valore de’ loro padri. Si sostituì loro facilmente una varia moltitudine di Mori e Romani, di schiavi e banditi; e tal disperata canaglia, che aveva già violato le leggi del proprio paese, era la più ardente a promuovere gli atroci fatti che disonorarono le vittorie di Genserico. Nel trattamento degl’infelici suoi prigionieri alle volte consultava l’avarizia, ed alle volte abbandonavasi alla crudeltà; e la strage di cinquecento nobili cittadini del Zante, o di Zacinto, i laceri Corpi de’ quali gettò nel mare Jonio, fu rimproverata dalla pubblica esecrazione alla più remota sua posterità.

[A.462] Tali delitti non potevano scusarsi per mezzo d’alcuna provocazione; ma la guerra, che il Re de’ Vandali proseguì contro il Romano Impero, si giustificava con uno specioso e ragionevol motivo. Eudossia, vedova di Valentiniano, ch’egli aveva condotto schiavo da Roma a Cartagine, era l’unica erede della casa di Teodosio; la sua figlia maggiore Eudossia divenne, contro sua voglia, moglie d’Unnerico di lui primogenito; ed il severo padre sostenendo un diritto legale, che non era facile nè a rimuoversi, nè ad eseguirsi, dimandava una giusta porzione dell’Imperial patrimonio. L’Imperatore Orientale offerì un’adeguata, o almeno valutabile compensazione per procurarsi una pace necessaria. Furon restituite onorevolmente Eudossia e Placidia sua figlia minore, ed il furore de’ Vandali si ristrinse dentro i confini dell’Impero Occidentale. Gl’Italiani privi di forze marittime, che sole potevan difendere le loro coste, imploraron l’aiuto delle più fortunate nazioni dell’Oriente, che anticamente