Vai al contenuto

Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/516

Da Wikisource.
510 storia della decadenza

[A. 457-474] Dopo la morte di Teodosio il Giovane, la pace domestica di Costantinopoli non era mai stata interrotta nè da guerra, nè da fazione veruna. Pulcheria aveva dato la sua mano e lo scettro dell’Oriente alla modesta virtù di Marciano; ei ne rispettava con gratitudine l’augusto grado, e la virginal castità; e dopo la morte di lei diede a’ suoi Popoli l’esempio del Culto religioso, dovuto alla memoria della Santa Imperatrice1. Sembrava, che Marciano applicato alla prosperità de’ suoi Stati, mirasse con indifferenza le disgrazie di Roma; e l’ostinazione d’un valoroso ed attivo Principe a ricusare di trarre la spada contro i Vandali fu attribuita ad una segreta promessa, ch’egli aveva fatta, quando si trovava schiavo in mano di Genserico2. La morte di Marciano, dopo un regno di sette anni, avrebb’esposto l’Oriente al pericolo di una popolar elezione, se la superior forza d’una sola famiglia non fosse stata capace di far pendere la bilancia in favore del Candidato, di cui sostenea gl’interessi. Il Patrizio Aspar si sarebbe potuto porre il diadema sul capo, se avesse voluto professare il simbolo Niceno3. Per tre generazioni continue furono le armate Orientali comandate da suo padre, da esso

  1. S. Pulcheria morì l’anno 453 quattro anni prima del suo nominal marito; e se ne celebra da’ moderni Greci la festa il dì 10 di Settembre. Essa lasciò un immenso patrimonio per servire ad usi pii, o almeno Ecclesiastici. Vedi Tillemont, Mem. Eccl. Tom. XV. p. 181-184.
  2. Vedi Procop., de bell. Vandal. l. I. c. 4. p. 185.
  3. Da questa incapacità d’Aspar a salire sul trono può rilevarsi, che la macchia dell’Eresia era perpetua ed indelebile, mentre quella del Barbarismo svaniva nella seconda generazione.