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538 storia della decadenza

diti. In questo frattempo, fu investito della porpora Glicerio, oscuro soldato, da Gundobaldo suo protettore; ma il Principe di Borgogna non ebbe forza o volontà di sostener la sua nomina con una guerra civile; la domestica sua ambizione lo richiamò di là dalle alpi1, e fu permesso al suo cliente di cambiare lo scettro Romano col Vescovato di Salona. Tolto di mezzo questo competitore, l’Imperator Nipote fu riconosciuto dal Senato, dagl’Italiani, e da’ Provinciali della Gallia; altamente si celebrarono le morali virtù, ed i talenti militari di esso, e quelli, che trassero qualche privato vantaggio dal suo governo, annunziarono in profetico stile la restaurazione della pubblica felicità2. Le loro speranze (se pur tali speranze vi furono) restaron confuse nel termine d’un solo anno; ed il trattato di pace, con cui fu ceduta l’Alvergna a’ Visigoti è l’unico avvenimento di questo breve ed ignobile regno. Furon sagrificati dall’Imperatore Italiano i più fedeli sudditi della Gallia alla speranza d’una sicurezza domestica3; ma fu turbato ben tosto il suo

  1. Vedi Gregor. Turon. l. II. c. 28. in Tom. II. p. 175. Dubos, Hist. Crit. Tom. I. p. 613. Mediante l’uccisione o la morte naturale de’ due suoi fratelli, Gundobaldo acquistò il solo possesso del regno di Borgogna, di cui si accelerò la rovina dalla loro discordia.
  2. Julius Nepos armis pariter summus Augustus ac moribus: Sidonio l. V. ep. 76. pag. 146. Nipote diede ad Ecdicio il titolo di Patrizio, che Antemio gli aveva promesso, decessoris Anthemii fidem absolvit. (Vedi lib. VIII. ep. 7. p. 224).
  3. Epifanio fu mandato ambasciatore da Nipote a’ Visigoti ad oggetto di fissare fines Imperii Italici (Ennod., ap. Sirmond. Tom. I. pag. 1665, 1669). Il patetico suo discorso nascondeva il vergognoso segreto, che tosto eccitò le giuste ed amare querele del Vescovo di Clermont.