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544 storia della decadenza

quale accettò e verificò la predizione, fu ammesso alla milizia dell’Impero occidentale, ed ottenne tosto un onorevol grado fra le guardie. S’incivilirono appoco appoco i suoi costumi, crebbe la sua scienza militare, ed i confederati d’Italia non l’avrebbero scelto per loro Generale, se le azioni d’Odoacre non avessero stabilito un’alta opinione de’ suoi talenti e del suo coraggio1. Le militari loro acclamazioni lo salutaron col titolo di Re: ma egli s’astenne in tutto il suo regno dall’uso della porpora e del diadema2 per timore di non offender que’ Principi, i sudditi de’ quali colla loro accidentale unione avevano formato un vittorioso esercito, che il tempo ed il governo andava insensibilmente a riunire in una gran nazione.

[A. 476-479] La dignità reale era famigliare a’ Barbari, e l’umile Popolo d’Italia era preparato ad ubbidire senza difficoltà all’autorità, ch’egli si fosse contentato d’esercitare come Vicegerente dell’Imperatore dell’Occidente. Ma Odoacre avea risoluto d’abolire quest’inutile e dispendioso ufizio; ed è tale il peso degli antichi pre-

    sussiste, e contiene una gran parte d’ignota e valutabile storia: essa fu composta da Eugipio, suo discepolo (l’anno 511), trent’anni dopo la sua morte. (Vedi Tillemont, Mem. Eccl. Tom. XVI. p. 168, 181).

  1. Teofane, che lo chiama Goto, asserisce, ch’egli fu educato e nutrito (τραφεντος) in Italia (p. 102); e poichè questa forte espressione non soffre un’interpretazione letterale, bisogna spiegarla coll’aver lungamente militato fra le guardie Imperiali.
  2. Nomen regis Odoacer assumpsit, cum tamen neque purpura nec regalibus uteretur insignibus: Cassiodoro, in Chron. An. 476. Sembra, ch’egli prendesse il titolo astratto di Re, senz’applicarlo ad alcuna nazione o paese particolare.