Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/555

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dell'impero romano cap. xxxvi. 549

acquistò la forza ed il nome di fortezza, divenuta poi l’oscuro soggiorno dell’ultimo Imperatore dell’Occidente. Circa venti anni dopo quella gran rivoluzione, fu convertita in una chiesa ed in un Monastero per riporvi le ossa di S. Severino. Esse vi riposarono quietamente, fra’ trofei spezzati delle vittorie Cimbriche ed Armene, fino al principio del decimo secolo; quando le fortificazioni, che potean dare un pericoloso ricovero a’ Saracini, furono demolite dal Popolo di Napoli1.

Odoacre fu il primo Barbaro, che regnasse in Italia sopra un Popolo, che aveva una volta giustamente assodato la sua superiorità sopra il resto dell’uman genere. La disgrazia de’ Romani eccita sempre la rispettosa nostra compassione, e siamo altamente mossi dallo sdegno e dolore, che c’immaginiamo aver provato i degenerati lor posteri; ma le calamità dell’Italia appoco appoco avevan superato l’orgoglioso sentimento della libertà, e della gloria. Nel tempo del Romano valore, le Province furono sottoposte alle armi della Repubblica, ed i Cittadini alle sue leggi, finattantochè queste non furono distrutte dalla civile discordia, e sì la città che le Province divennero il servil patrimo-

  1. Severino morì nel Norico l’anno 482. Sei anni dopo, il suo corpo, che spargeva miracoli, dove passava, fu dai suoi discepoli trasportato in Italia. La devozione d’una dama Napoletana invitò il Santo alla villa Lucullana in luogo di Augustolo, che probabilmente non v’era più. Vedi Baronio (Annal. Eccl. an. 496, n. 50, 51), e Tillemont (Mem. Eccl. Tom. XVI. p. 178, 181), che hanno tratto le loro notizie dalla vita originale scritta da Eugipio. Anche la narrazione dell’ultima emigrazione di Severino a Napoli, è uno scritto autentico.