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548 storia della decadenza

Le deliziose rive della Baia di Napoli erano coronate di ville; e Silla applaudì la fina perizia del suo rivale, che si era situato sull’alto promontorio di Miseno, che domina da ogni parte la terra ed il mare, per quanto s’estende l’orizzonte1. La villa di Mario fu, pochi anni dopo, comprata da Lucullo, ed il prezzo era cresciuto da duemilacinquecento a più d’ottantamila lire sterline2. Si adornò dal nuovo proprietario con le arti Greche, e co' tesori dell’Asia, e le case ed i giardini di Lucullo ebbero un posto distinto nel numero de’ palazzi Imperiali3. Allorchè i Vandali divennero formidabili per le coste marittime, la villa di Lucullo, sul promontorio di Miseno, appoco appoco

    lativo; e che l’antico Scipione stesso, i costumi del quale si erano ingentiliti per mezzo dello studio e della conversazione, fu accusato di questo vizio da’ suoi rozzi contemporanei (Livio XXIX. 19).

  1. Silla, nel linguaggio militare, lodò la sua peritia castrametandi (Plin. Hist. natur. XVIII). Fedro, che si serve de’ suoi ombrosi viali (laeta viridia) per scena d’una insipida favola (II. 5), ne ha descritta la situazione in tale modo:

    Caesar Tiberius quam petens Neapolim,
    In Misenensem villam venisset suam,
    Quae monte summo posita Luculli manu,
    Prospectat Siculum, et prospicit Tuscum mare.

  2. Da sette miriadi e mezza (75,000) a dugento cinquanta miriadi (2,500,000) di dramme. Pure anche quando era in possesso di Mario, era un ritiro lussurioso. I Romani derisero la sua indolenza, ma presto piansero la sua attività. Vedi Plutarco in Mario. Tom. 2. p 524.
  3. Lucullo aveva altre ville d’uguale, quantunque diversa, magnificenza, a Baia, Napoli, Tusculo ec. Ei si vantava di mutare i climi come le cicogne, e le grù. Plut, in Lucullo Tom. 3. p. 193.