Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/105

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dell'impero romano cap. xxxviii. 99

po1; e le città della Gallia furon costrette a somministrare il loro dubbioso e ripugnante aiuto. Teodorico, Re degli Ostrogoti, che regnava in Italia, aveva cercato di mantener la tranquillità della Gallia; ed assunse o affettò per tal motivo l’imparzial carattere di mediatore. Ma l’accorto Monarca temeva il nascente Impero di Clodoveo, e stabilmente impegnossi a sostenere la nazionale e religiosa causa de’ Goti.

[A. 507] Gli accidentali, o artificiali prodigi, che adornarono la spedizione di Clodoveo, furono accettati da un secolo superstizioso come una manifesta dichiarazione del favor divino. Ei partì da Parigi; e siccome passò con decente reverenza per tutta la sacra Diocesi di Tours, la sua ansietà lo tentò di consultare l’urna di S. Martino, ch’era il santuario e l’oracolo della Gallia. Fu ordinato a’ suoi messaggi di notare le parole del salmo, che si fosser cantate in quel preciso momento, nel quale essi entravano in Chiesa. Quelle parole fortunatamente espressero il valore e la vittoria de’ campioni del Cielo, e facilmente se ne fece l’applicazione al nuovo Giosuè, al nuovo Gedeone, che usciva a combattere contro i nemici del Signore2.

    temporibus exercitia, non habere. Tal era il salutevole ma infruttuoso consiglio pacifico della ragione, e di Teodorico. (Cassiodoro L. III. ep. 2).

  1. Montesquieu (Espr. des Loix. L. XV. c. 14) riferisce ed approva la legge de’ Visigoti (L. IX. Tit. 2. in Tom. IV. p. 425) che obbligava tutti i Padroni ad armare e mandare o condurre nel campo la decima parte de’ loro schiavi.
  2. Questa specie di divinazione, cioè di prendere come un augurio le prime parole sacre, che in certe particolari circostanze si presentassero all’occhio, o all’orecchio, fu trat-