Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/115

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dell'impero romano cap. xxxviii. 109

della personal servitù de’ Galli, o della volontaria loro ed uguale alleanza co’ Franchi, si sono audacemente immaginati, ed ostinatamente difesi: e gl’intemperanti disputatori si sono vicendevolmente accusati di cospirare contro le prerogative della corona, contra la dignità de’ Nobili, o la libertà del Popolo. Pure l’aspro conflitto ha esercitato ultimamente le armi nemiche dell’erudizione e dell’ingegno, ed ogni antagonista, ora vincitore ora vinto, ha estirpato qualche antico errore, e stabilito qualche verità interessante. Un imparziale straniero, istruito dalle scoperte, dalle dispute, ed anche dagli errori loro, può descrivere, con gli stessi autentici materiali, lo stato de’ provinciali Romani, dopo che la Gallia fu sottomessa alle armi, ed alle Leggi de’ Re Merovingici1.

La più rozza e servil condizione della società umana è sempre diretta da regole fisse e generali. Quando Tacito osservò la primitiva semplicità de’ Germani, scuoprì alcune massime costanti, o costumanze di vita pubblica e privata, che si conservarono da una fedel tradizione fino all’introduzione dell’arte di scri-

    feriscono alla Gallia), l’istoria di Gregorio Turonense, e tutti i monumenti della stirpe Merovingica, son posti in un puro, e perfetto stato ne’ primi quattro volumi degl’Istorici di Francia.

  1. Nello spazio di trent’anni (dal 1728 al 1765) quest’importante soggetto si è trattato dal libero spirito del Conte di Boulainvilliers (Memoir. Histor. sur l’état de la France, specialmente nel Tom. I. p. 15, 49), dall’erudito ingegno dell’Abbate Dubos (Hist. Crit. de l’Etabliss. da la Monarch. Franc. dans les Gaules 2. vol. 4), dall’esteso genio del Presidente di Montesquieu (Espr. des Loix particolarmente L. XXVIII, XXX, XXXI), e dal buon senso,