Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/185

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dell'impero romano cap. xxxviii. 179

ropa1. Contuttocciò non dovrebbe tale apparente sicurezza indurci a dimenticare, che possono da qualche oscuro Popolo, appena visibile nella carta della terra, nascere de’ nuovi nemici, e degl’ignoti pericoli. Gli Arani o i Saracini, ch’estesero le loro conquiste dall’India alla Spagna, avevan languito nella povertà e nel disprezzo, finattantochè Maometto non ispirò in que’ rozzi corpi l’anima dell’entusiasmo.

II. L’Impero di Roma era sodamente stabilito dalla singolare e perfetta unione delle sue membra. Le sottoposte Nazioni, rinunziando alla speranza, ed anche al desiderio dell’indipendenza, abbracciarono il carattere di cittadini Romani; e le Province dell’occidente con ripugnanza si videro staccate per opera de’ Barbari, dal seno della lor madre patria2. Ma si era comprata quest’unione con la perdita della libertà nazionale, e dello spirito militare; e le servili Province prive di vita, e di moto, aspettavano la lor salvezza dalle truppe mercenarie e da’ Governatori, che si re-

  1. Gli Editori Francesi ed Inglesi dell’Istoria genealogica de’ Tartari vi hanno aggiunto una curiosa, quantunque imperfetta, descrizione del loro presente stato. Si può mettere in dubbio l’indipendenza de’ Calmucchi o Eluti, poichè sono stati recentemente vinti da’ Chinesi, che nell’anno 1759 soggiogarono la Bucaria minore, e si avanzarono nel paese di Badakshan vicino alla sorgente dell’Osso (Mem. sur les Chinois Tom. I p. 325, 400). Ma tali conquiste sono precarie, nè mi arrischierò ad assicurare la salvezza dell’Impero Chinese.
  2. Il prudente lettore determinerà, quanto sia indebolita questa general proposizione dalla rivolta dagl’Isauri, dalla indipendenza della Brettagna e dell’Armorica, dalle tribù de’ Mori, o da’ Bagaudi della Gallia e della Spagna (Vol. I p. 340 Vol. III p. 273, p. 337, p. 434).