Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/198

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S. Chiesa sarà sempre uno degli ornamenti della medesima non meno, che di uno Stato cristiano.

Dopo la disciplina (prosiegue l’illustre Scrittore)1 consideriamo anche la dottrina degli Antichi, sì riguardo alla sua sostanza, come alla maniera, con cui s’insegnava. La dottrina in sostanza è quella stessa, che noi crediamo ed insegniamo al presente: avete potuto vederla dagli estratti de’ Padri, che ho riferiti, e la vedrete ancor meglio, consultando in fonte le loro opere. Essi hanno primieramente stabilita la Monarchia, cioè l’Unità di Principio sì contro i Pagani, avvezzi ad immaginarsi più Deità, come ancora contro certi Eretici quali erano i Marcioniti e i Manichei, che imbarazzati in trovar la cagione del male, mettevano due principj indipendenti l’uno dall’altro, l’uno buono e l’altro cattivo.

La Trinità è provata contro i Sabelliani, gli Arriani e i Macedoniani. Non già che si sia spiegato questo Mistero, che è incomprensibile alla nostra fiacca ragione; ma si è solo mostrata la necessità di crederlo. È certo che Gesù Cristo è stato sempre adorato dai Cristiani come loro Dio. Ciò si vede dalle Apologie2, dagli Atti de’ Martiri, e dalle testimonianze de’ Pagani medesimi; come dalla lettera di Plinio a Traiano, e dalle obbiezioni di Celso e di Giuliano l’Apostata. È certo altresì, che i Cristiani hanno sempre adorato un solo Dio: dunque Gesù Cristo è un Dio stesso col Padre Creatore dell’Universo. È certo pure, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, e che uno non può essere insieme Padre e Figlio, riguardo a se stesso;

  1. §. XI.
  2. Ist. l. III n. 19. XV n. 45.