Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/211

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dell'impero romano cap. xxxix. 205

nunziò una sentenza di deposizione contro l’indegno ed ingrato servo, al quale aveva ella sola dato lo scettro d’Oriente1. Appena risuonò alle orecchie di Zenone il nome di ribellione, ei fuggì precipitosamente nelle montagne d’Isauria, ed il servile Senato concordemente proclamò Basilisco, di lei fratello, già infamato dalla sua spedizione affricana2. Il Regno però dell’usurpatore fu breve e turbolento. Basilisco pretese d’assassinare l’amante della sua sorella, ed ardì d’offendere l’amante della sua moglie, il vano ed insolente Armazio, che in mezzo al lusso asiatico affettava l’abito, il portamento, ed il soprannome d’Achille3. Cospirando fra loro i malcontenti, richiamarono Zenone dall’esilio; furon tradite le armate, la Capitale, e la persona di Basilisco; e tutta la sua famiglia fu condannata alla lunga agonia del freddo e della fame dall’inumano conquistatore, che non aveva coraggio nè di far fronte, nè di perdonare a’ propri nemici. Il superbo spirito di Verina era tuttavia incapace di sommissione, o di riposo. Essa provocò l’inimicizia d’un General favorito, ne abbracciò la causa tosto ch’egli cadde in disgrazia, creò un nuovo Imperatore in Siria ed in Egitto, levò un esercito di settantamila uomini, e continuò sino all’ultimo istante della sua vita in una inutile ribellione, che secondo l’uso di quel tem-

  1. Teofane (p. 111) inserisce nella sua storia una copia delle Sacre lettere di lei alle province: ιστε οτι βασιλεον εμετερον εστι .... και οτι προχειρησαμεθα βασιλεα τρασκαλλισαιον ec. (sapete, che nostro è l’Impero... e che facemmo Trascalisseo Imperatore, ec.):. Tali donnesche pretensioni avrebber fatto stupire gli schiavi de’ primi Cesari.
  2. Cap. XXXVI Tom. VI p. 136.
  3. Suidas Tom. I p. 332, 333 Edit. Kuster.