Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/217

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dell'impero romano cap. xxxix. 211

cenario Odoacre. Lasciatemi andare con le nazionali mie truppe contro il Tiranno. Se io perirò, voi resterete libero da un dispendioso e molesto amico. Se poi col divino aiuto riescirò nell’impresa, governerò in vostro nome, ed a gloria vostra il Senato Romano, e quella parte di Repubblica, che mediante le vittoriose mie armi sarà liberata dalla schiavitù„. Fu accettata la proposizione di Teodorico, ed era forse stata suggerita dalla Corte di Bizanzio. Ma sembra, che la forma della commissione, o dell’accordo s’esprimesse con una prudente ambiguità, che potesse poi spiegarsi secondo l’evento; e restò in dubbio, se il Conquistator dell’Italia dovesse regnare come Luogotenente, come Vassallo o come Alleato dell’Imperatore d’Oriente1. La fama tanto del condottiero, quanto della guerra eccitò un ardore universale; s’accrebbero i Walamiri da sciami di Goti, ch’erano già impegnati al servizio dell’Impero, o stabiliti nelle Province di esso; ed ogni audace Barbaro, che aveva sentito parlare della ricchezza e beltà d’Italia, era impaziente di arrivare a possedere, per mezzo delle più pericolose avventure, oggetti così lusinghieri. Si dee risguardar la marcia di Teodorico come l’emigrazione d’un intiero Popolo; si trasportarono tutte le mogli ed i figli de’ Goti, i vecchi lor genitori e gli effetti più preziosi che avessero; e possiam formarci qualche idea del grave bagaglio, che allora seguitò il campo, dalla perdita di

  1. Giornandes (c. 57 pag. 696, 697) ha compendiato la grande Istoria di Cassiodoro. Si vedano, si confrontino fra loro, e si concilino insieme Procopio (Gothic. l. 1 c. 1), il Frammento Valesiano (p. 718), Teofane (p. 113) e Marcellino (in Chron.).