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tolse la bilancia, che i Romani erano tanto solleciti di mantenere fra’ Goti: tutta la Nazione riconobbe la suprema potestà degli Amali, e la Corte Bizantina sottoscrisse un ignominioso ed oppressivo trattato1. Il Senato avea già dichiarato, che era necessario scegliere un partito fra i Goti, giacchè lo Stato non era capace di sostenere le forze riunite; per il minimo de’ loro eserciti si richiedeva un sussidio di duemila libbre d’oro, con l’ampia paga di tredicimila uomini2; gl’Isauri, che guardavano non già l’Impero, ma l’Imperatore, oltre il privilegio della rapina, godevano un’annua pensione di cinquemila libbre. La sagacità di Teodorico ben presto conobbe, ch’ei si rendeva odioso ai Romani, e sospetto a’ Barbari; gli venne all’orecchio il popolar mormorìo, che i suoi sudditi erano esposti nelle agghiacciate loro capanne ad intollerabili travagli, mentre il loro Re s’abbandonava al lusso della Grecia; e prevenne la disgustosa alternativa, o di resistere ai Goti come il campion di Zenone, o di condurli alla battaglia come nemico di esso. Teodorico, abbracciando un’impresa degna del suo coraggio e della sua ambizione, parlò all’Imperatore in questi termini. „Quantunque il vostro servo sia mantenuto nell’abbondanza dalla vostra liberalità, porgete graziosamente orecchio a’ desiderj del mio cuore! L’Italia, che avete ereditato da’ vostri Predecessori, e Roma stessa, la capitale e signora del Mondo, presentemente gemono sotto la violenza e l’oppressione del mer-

  1. Vedasi Malco (pag. 91) ed Evagrio (l. III c. 35).
  2. Malco (p. 85). In una sol’azione, che fu decisa dall’abilità e disciplina di Sabiniano, Teodorico perdè cinquemila uomini.