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222 storia della decadenza

del Baltico gli Estoni o Livoni portarono i loro doni d’ambra nativa1 a’ piedi d’un Principe, di cui la fama gli aveva mossi a intraprendere un ignoto e pericoloso viaggio di mille cinquecento miglia. Ei mantenne una frequente ed amichevol corrispondenza col paese2, da cui la nazione Gotica trasse l’origine; gl’Italiani si cuoprivano co’ ricchi zibellini3 di Svezia; ed uno de’ Sovrani di essa, dopo una volontaria o forzata rinuncia, trovò un cortese rifugio nel palazzo di Ravenna. Questi aveva regnato sopra una delle tredici numerose Tribù, che coltivavano una piccola parte della grande Isola o Penisola della Scandinavia, a cui si è talvolta applicata l’incerta denominazione di Thule. Era quella settentrional regione abitata o almeno co-

    trasportato solo i sentimenti del Re Goto nel linguaggio della eloquenza Romana.

  1. Cassiodoro, che cita Tacito agli Estoni, ignoranti selvaggi del Baltico (Var. V. 2), descrive l’ambra, per causa della quale i loro lidi sono stati sempre famosi, come la gomma d’un albero indurita dal sole, e purificata e trasportata dall’onde. Analizzata questa singolar sostanza da’ Chimici, somministra un olio vegetabile, ed un acido minerale.
  2. Scanzia, o Thule vien descritta da Giornandes (c. 3 p. 610, 613), e da Procopio (Goth. lib. 2 c. 15). Nè il Goto, nè il Greco Scrittore avevan veduto quel paese: ma avevano ambidue conversato co’ nativi di esso nel loro esilio a Ravenna, o a Costantinopoli.
  3. Sapherinas Pelles. Al tempo di Giornandes questa bella razza di animali abitava la regione di Suethans, la Svezia propriamente detta; ma appoco appoco è stata scacciata nelle parti Orientali della Siberia. Vedi Buffon (Hist. Nat. T. XIII p. 309, 313. Ediz. in quarto); Pennant (Sistema de’ quadrupedi Tom. I p. 322, 328); Gmelin (Hist. gener. des Voyages Tom. XVIII p. 257, 258) e Levesque (Hist. de Russie Tom. V p. 135, 166, 514, 515).