Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/229

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dell'impero romano cap. xxxix. 223

gnita fino al 68 grado di latitudine, dove gli abitatori del cerchio polare godono e perdono in ogni solstizio d’estate e d’inverno la continua presenza del sole per un ugual periodo di quaranta giorni1. La lunga notte dell’assenza, o morte di esso, era la trista stagione dell’angustia e dell’inquietudine, finattantochè i messaggieri mandati sulle cime delle montagne non annunciavano i primi raggi della luce che tornava, e proclamavano alle sottoposte pianure la festa della sua resurrezione2.

La vita di Teodorico presenta il raro e lodevole esempio d’un Barbaro, che pose la sua spada nel fodero in mezzo all’orgoglio della vittoria e nel vigor dell’età. Consacrò un regno di trentatre anni a’ doveri del Governo civile, e le guerre, nelle quali talvolta si trovò impegnato, presto furono terminate mercè la condotta de’ suoi Generali, la disciplina delle

  1. Nel sistema o Romanzo del Bailly (Lettres sur les Sciences et sur l’Atlantide Tom. I p. 249, 256. Tom. II p. 114, 139) la fenice dell’Edda, e l’annua morte e risorgimento d’Adone e d’Osiride sono i simboli allegorici della assenza e del ritorno del Sole nelle regioni Artiche. Questo ingegnoso Scrittore è un degno scolare del gran Buffon: nè riesce facile alla più fredda ragione l’opporsi all’incanto della loro filosofia.
  2. >Αυτη τε Θυλιταιςη μεγηνη των εσρτων ὲστι (E questa è la massima festa per i Tuliti) dice Procopio. Presentemente un rozzo manicheismo (bastevolmente generoso) domina fra’ Samoiedi in Groenlandia, e in Lapponia (Hist. des Voyag. Tom. XVIII p. 508, 509 Tom. XIX p. 105, 106, 527, 528); pure secondo Grozio Samojutae coelum atque astra adorant, numina haud aliis iniquiora (de rebus Belgicis L. IV p. 338 Ediz. in fol.) sentenza, che non isdegnerebbe di riconoscer per sua lo stesso Tacito.