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sue truppe, le armi de’ suoi alleati, ed anche il terror del suo nome. Ridusse sotto un forte e regolar Governo le poco profittevoli regioni della Rezia, del Norico, della Dalmazia e della Pannonia, dalla sorgente del Danubio e dal territorio de’ Bavari1 fino al piccolo regno formato da’ Gepidi sulle rovine del Sirmio. Non poteva la sua prudenza sicuramente affidare il baloardo d’Italia a que’ deboli e turbolenti vicini; e la sua giustizia potea pretender le terre, ch’essi opprimevano, o come una parte del proprio regno, o come un’eredità di suo padre. La grandezza però di un servo, a cui si dava il nome di perfido, perchè era fortunato, risvegliò la gelosia dell’Imperatore Anastasio e s’accese una guerra sulla frontiera della Dacia per la protezione che il Re Goto, nelle vicende delle cose umane, aveva accordato ad uno de’ discendenti d’Attila. Sabiniano, generale illustre pel merito proprio e paterno, s’avanzò alla testa di diecimila Romani; e distribuì alle più feroci fra le Tribù de’ Bulgari le provvisioni e le armi, che empievano una lunga serie di carri. Ma ne’ campi di Margo l’esercito Orientale fu disfatto dalle inferiori forze de’ Goti e degli Unni; restò irreparabilmente distrutto il fiore, ed anche la speranza delle armate romane; e tal era la temperanza, che Teodorico aveva ispirato alle vittoriose sue truppe, che non avendo il lor condottiere dato il segno del saccheggio, le ricche spoglie del nemico

  1. Vedi l’Hist. des Peuples anciens ec. Tom. IX. p. 255, 273, 396, 50l. Il Conte di Buat era ministro di Francia alla Corte di Baviera, allorchè una ingenua curiosità eccitò le sue ricerche sopra le antichità di quel Paese, e tal curiosità fu il germe di dodici rispettabili volumi.