Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/231

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dell'impero romano cap. xxxix. 225

rimasero intatte ai lor piedi1. Esacerbata la Corte Bizantina da questa disgrazia, spedì dugento navi ed ottomila uomini a saccheggiare le coste marittime della Calabria e della Puglia; questi assalirono l’antica città di Taranto, interruppero il commercio e l’agricoltura d’un fertil paese, e se ne tornarono all’Ellesponto altieri della piratica loro vittoria sopra di un Popolo, ch’essi tuttavia pretendevano di risguardar come composto di Romani loro fratelli2. L’attività di Teodorico ne affrettò possibilmente la ritirata; l’Italia fu posta al coperto da una flotta di mille piccoli vascelli3, ch’ei fece costruire con incredibil prestezza, [A. 509] e la costante sua moderazione fu tosto premiata con una solida ed onorevole pace. Esso mantenne con forte mano la bilancia dell’Occidente, finattantochè non fu alla fine rovesciata dall’ambizione

  1. Vedi i Fatti de’ Goti sul Danubio, e nell’Illirico presso Giornandes (c. 58 p. 699), Ennodio (p. 1607, 1610), Marcellino (in Chron. p. 44, 47, 48) e Cassiodoro (in Chron. e Var. III 23, 50. IV 13. VII 4, 24. VIII 9, 10, 11, 2l. 1X 8, 9).
  2. Non posso fare a meno di trascrivere il generoso e classico stile del Conte Marcellino: Romanus Comes Domesticorum, et Rusticus Comes Scholariorum cum centum armatis navibus, totidemque dromonibus, octo millia militum armatorum secum ferentibus ad devastanda Italiae littora processerunt, et usque ad Tarentum antiquissimam Civitatem aggressi sunt; remensoque mari inhonestam victoriam, quam piratico ausu Romanis rapuerunt, Anastasio Caesari reportarant. (in Chron. p. 48). Vedi Var. I 16. II 38.
  3. Vedi gli ordini, e le istruzioni reali (Var. IV 15. V 16, 20). Questi navigli armati dovevano essere anche più piccoli de’ mille vascelli d’Agamennone nell’assedio di Troia.