Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/243

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dell'impero romano cap. xxxix. 237

attaccata alla Fede Nicena. Ma la persuasione di Teodorico non era infetta di zelo, ed ei piamente aderiva all’eresia de’ suoi Padri, senza stare a bilanciare i sottili argomenti della Metafisica teologica. Soddisfatto della privata tolleranza de’ suoi Arriani Settarj, giustamente si risguardò come il protettore del Culto pubblico, e l’esterna sua reverenza per una superstizione, che disprezzava, può aver nutrito nella sua mente la salutare indifferenza d’un politico o d’un Filosofo. I Cattolici de’ suoi dominj confessarono, forse con ripugnanza, la pace della Chiesa; il loro Clero veniva onorevolmente ricevuto, secondo i gradi della dignità o del merito, nel palazzo di Teodorico; egli stimò la santità di Cesario1 e d’Epifanio2, Vescovi ortodossi d’Arles e di Pavia, quando erano tuttora in vita; e presentò una decente offerta sulla tomba di S. Pietro, senz’alcuna scrupolosa ricerca sopra la fede di quell’Apostolo3. Fu permesso a’ Goti suoi favoriti, e fino alla stessa sua madre di ritenere o d’abbracciar la Fede Atanasiana4,

  1. Vedi la vita di S. Cesario presso il Baronio (A. D. 508. n. 12, 13, 14). Il Re gli regalò 300 soldi d’oro, ed un piatto d’argento, che pesava 60 libbre.
  2. Ennodio in vit. S. Epiphan. nelle opere del Sirmondo Tom. I p. 1672, 1690. Teodorico sparse importanti favori sopra di questo Vescovo, ch’egli adoperava come Consigliere in tempo di pace e di guerra.
  3. Devotissimus ac si Catholicus (Anon. Vales. p. 720); la sua offerta però non fu maggiore di due candelieri (cerostrata) d’argento, del peso di settante libbre, molto inferiore all’oro e alle gemme di Costantinopoli o di Francia (Anastas. in vit. Pontif. in Houmisda p. 34 Edit. Paris).
  4. Il tollerante sistema del suo regno (Ennod. p. 1612; Anon. Vales. p. 719. Procop., Goth. l. I. c. 1, l. II c. 6) può