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246 storia della decadenza

meccanica d’Archimede, l’astronomia di Tolomeo, la teologia di Platone, e la logica d’Aristotele col commentario di Porfirio, ed ei solo era stimato capace di descriver le maraviglie dell’arte, come un orologio solare, un orologio ad acqua, o una sfera che rappresentasse i moti dei Pianeti. Da queste astruse speculazioni, Boezio s’abbassava, o, per meglio dire, innalzavasi ai doveri sociali della vita pubblica e privata: la sua liberalità sollevava l’indigente; e la sua eloquenza, che dall’adulazione si potè paragonare alla voce di Demostene o di Cicerone, s’esercitava ugualmente nel difender la causa dell’innocenza e dell’umanità. Un merito sì riguardevole fu conosciuto e premiato da un illuminato Principe; la dignità di Boezio si adornò co’ titoli di Console e di Patrizio, e ne furono utilmente impiegati i talenti nell’importante carica di Maestro degli Ufizi. Nonostanti gli uguali diritti dell’Oriente e dell’Occidente, furono due suoi figli, nella tenera lor gioventù, creati Consoli del medesimo anno1. Nel memorabile giorno della loro inaugurazione si portarono essi con solenne pompa dal loro Palazzo nel Foro, in mezzo all’applauso del Senato e del Popolo; ed il lieto lor genitore, dopo aver recitato un’Orazione in lode del suo Real benefattore, distribuì un trionfal donativo ne’ giuochi del Circo. Boezio, prospero nella fama e negli averi, nei

  1. Il Pagi, il Muratori ec. convengono, che Boezio medesimo fu Console, nell’anno 510, i due suoi figli nel 522, e nel 487 forse suo padre. Il desiderio d’attribuire al Filosofo l’ultimo di questi Consolati ha resa dubbiosa la cronologia della sua vita. Ne’ propri onori, nelle sue Parentele, nei Figli egli celebra la sua propria felicità la felicità passata. (p. 109, 110).