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assurdi, o tendenti al delitto, era il principio fondamentale e la prima virtù de’ Monaci Egiziani; e spesso esercitavasi la loro pazienza co’ più stravaganti sperimenti. Veniva ordinato loro di muovere un masso enorme, d’annaffiare continuamente un bastone secco piantato nel suolo, finattantochè al termine di tre anni vegetasse e germogliasse come un albero, d’entrare in una fornace ardente, o di gettare i loro figliuolini in un profondo stagno: e molti santi, o pazzi, hanno acquistato nella storia monastica una fama immortale per la loro inconsiderata e pronta ubbidienza1. La libertà dello spirito, ch’è la sorgente d’ogni generoso e ragionevole sentimento, era distrutta dall’abitudine della credulità e della sommissione; ed il Monaco, assuefacendosi a’ vizi dello schiavo, devotamente seguiva la fede e le passioni dell’ecclesiastico suo tiranno. La pace della Chiesa orientale fu attaccata da uno sciame di fanatici, incapaci di timore, di ragione, o d’umanità e le truppe Imperiali confessavano senza vergogna, che temevano meno l’incontro de’ più fieri Barbari2.

Spesso la superstizione ha formato, e consacrato i

  1. Sulp. Severo Dial, I. 12, 13. p. 532. Cassiano Inst. lib. IV. c. 26, 27. Praecipua ibi virtus et prima est obedientia. Tra le parole Seniorum (in vit. Patrum lib. V, p. 617) il decimo quarto libello, o discorso s’aggira sopra l’ubbidienza: ed il Gesuita Rosweyde, che pubblicò quel grosso volume per uso de’ Conventi, ha raccolto ne’ due suoi copiosi indici tutti i passi, che vi sono sparsi.
  2. Il Dottor Jortin (Osservazioni sull’istoria Eccles. vol. IV. p. 161) ha notato lo scandaloso valore de’ Monaci Cappadoci, di cui si vide l’esempio nell’esilio del Grisostomo.