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286 storia della decadenza

in aiuto del Magistrato Civile, fu fieramente rispinto da una moltitudine armata, di cui continuamente cresceva il numero e l’arditezza; e gli Eruli, i più selvaggi tra’ Barbari al servizio dell’Impero, rovesciarono i sacerdoti e le loro reliquie, che per un motivo di religione imprudentemente s’erano interposti per separare il sanguinoso conflitto. S’accrebbe il tumulto per tal sacrilegio: il Popolo combatteva con entusiasmo nella causa di Dio; le donne facevan piovere da’ tetti e dalle finestre le pietre sopra i soldati, che scagliavano de’ tizzoni accesi contro le case; e le varie fiamme, che si erano accese per le mani dei Cittadini e degli stranieri, si diffusero senza contrasto su tutta la Città. L’incendio comprese la cattedrale di S. Sofia, i Bagni di Zeusippo, una parte del Palazzo, dal primo ingresso fino all’altare di Marte, ed il lungo Portico, dal Palazzo fino al Foro di Costantino; restò consumato un vasto Spedale insieme con gli ammalati, che v’erano; si distrussero molte Chiese, e sontuosi Edifizi, e si perdè o si fuse un’immensa quantità d’oro e d’argento. I savi e ricchi Cittadini fuggirono da tali spettacoli d’orrore e di miserie sul Bosforo dalla parte dell’Asia, e per cinque giorni Costantinopoli rimase in preda delle fazioni, e la parola Nika, cioè vinci, che usavan per distintivo, ha dato il nome a questa memorabile sedizione1.

  1. L’istoria della sedizione Nika è tratta da Marcellino (in Chron.), da Procopio (Persic. l. 1 c. 26), da Giovanni Malala (T. II p. 213, 218), dalla Cronica Pasquale (p. 336, 340), da Teofane (Chronograph. p. 154, 158) e da Zonara (L. XVI p. 61, 63).