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314 storia della decadenza

avanti la quale piegavasi ogni ginocchio, e tentò di spargere de’ semi di discordia fra l’Imperatore e l’amata di lui consorte. Anche Teodora però fu costretta a dissimulare, ad aspettare il momento favorevole, ed a render, mediante un’artificiosa cospirazione, Giovanni di Cappadocia cooperatore della propria sua distruzione. In un tempo, in cui Belisario, se non fosse stato un eroe, avrebbe dovuto comparire come ribelle, la sua moglie Antonina, che godeva la segreta confidenza dell’Imperatrice, partecipò il finto suo malcontento ad Eufemia, figlia del Prefetto; la credula fanciulla comunicò al Padre il pericoloso progetto, e Giovanni che avrebbe dovuto conoscere il valore dei giuramenti e delle promesse, si mosse ad accettare un notturno e quasi proditorio congresso con la moglie di Belisario. Gli era stata fatta un’imboscata di guardie e di eunuchi per ordine di Teodora; essi corsero fuori con le spade sfoderate per prendere o punire il colpevol Ministro, che fu salvato in vero dalla fedeltà de’ suoi servi; ma in vece di ricorrere ad un grazioso Sovrano, che l’avea segretamente avvertito del suo pericolo, fuggì da pusillanime al Santuario della Chiesa. Fu sacrificato il favorito di Giustiniano alla coniugal tenerezza, o alla domestica tranquillità; la mutazione del Prefetto in Prete estinse le sue ambiziose speranze; ma l’amicizia dell’Imperatore ne alleggerì la disgrazia, ed ei ritenne nel mite esilio di Cizico una gran parte delle sue ricchezze. Tale imperfetta vendetta non potea soddisfare l’ostinato odio di Teodora; l’uccisione del Vescovo di Cizico, suo antico nemico, le ne somministrò un decente pretesto; e Giovanni di Cappadocia, di cui le azioni avevan meritato mille morti, finalmente fu condannato per un delitto, del