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334 storia della decadenza

rilassava, o si distraeva la vigilanza della forza, scendevano gli squadroni leggiermente armati da’ colli, ed invadevano la pacifica opulenza dell’Asia. Quantunque gl’Isauri non fosser notabili per la loro statura o valore, il bisogno gli rese arditi, e l’esperienza gli abilitò nell’esercizio della guerra predatoria. Con silenzio e velocità s’avanzavano ad attaccare i villaggi e castelli senza difesa; le volanti lor truppe talvolta sono arrivate fino all’Ellesponto, all’Eussino, ed alle porte di Tarso, d’Antiochia, o di Damasco1; e se ne mettevano in sicuro le spoglie nelle inaccessibili loro montagne, prima che le Truppe romane avesser ricevuto i lor ordini, o la distante Provincia saccheggiata, calcolato avesse il suo danno. Il delitto di ribellione e di latrocinio gli facea distinguere da’ nemici nazionali: ed erasi ordinato a’ Magistrati, per mezzo d’un Editto, che il processo o la punizione d’un Isauro anche nella solennità di Pasqua fosse un atto meritorio di giustizia e di pietà2. Se i prigionieri di quella Nazione si condannavano alla domestica schiavitù, con la loro spada o pugnale sostenevano le private contese de’ loro padroni; e si trovò espediente, per la pubblica tranquillità, di proibire il servizio di tali pericolosi domestici. Quando per altro montò sul trono Tarcalisseo

  1. Vedi la piena ed ampia descrizione delle loro scorrerie presso Filostorgio (Hist. Eccl. L. XI c. 8) con l’erudite dissertazioni del Gotofredo.
  2. Cod. Giustin. L. IX Tit. 12 Leg. 10. Son rigorose le pene stabilite contro di essi, cioè una multa di cento libbre d’oro, la degradazione, e fino la morte. La pubblica sicurezza potè somministrare un pretesto per dissiparli: ma Zenone in seguito volle piuttosto trar profitto dal valore e dal servizio degl’Isauri.