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dell'impero romano cap. xlv. | 289 |
anco: ed il conquistatore de’ Gepidi dal Danubio rivolse gli occhi alle più ricche rive del Po e del Tevere. Quindici anni non erano corsi ancora, dacchè i suoi sudditi, confederati di Narsete, avevano visitato il dolce clima d’Italia; i monti, i fiumi, le strade maestre n’erano familiari alla memoria loro; la narrazione delle loro vittorie, e forse l’aspetto del loro bottino, avea acceso nella generazione sorgente la fiamma dell’emulazione e dell’intrapresa. Lo spirito e l’eloquenza di Alboino ne rinvigorì le speranze, e si racconta ch’egli ragionasse a’ loro sensi, col far imbandire sulla mensa reale le più belle e più squisite frutta che spontaneamente vengono nel giardino del mondo. Non sì tosto ebbe egli spiegato all’aure i vessilli, che la natia forza dei Lombardi fu moltiplicata dalla gioventù, vaga di avventure, della Germania e della Scizia. I robusti contadini della Pannonia avevano ripigliato i costumi de’ Barbari; ed i nomi dei Gepidi, dei Bulgari, dei Sarmati e dei Bavari distintamente si possono rintracciare ancora nelle province d’Italia1. Della nazione dei Sassoni, antichi alleati de’ Lombardi, ventimila guerrieri, con le mogli ed i figli accettarono l’invito di Alboino. Il loro valore contribuì al buon successo delle sue armi; ma tale
- ↑ Paolo (l. II c. 6-26) parla delle altre nazioni. Muratori (Antich. Ital. t. I, Dissert. 1 p. 4) ha scoperto il villaggio de’ Bavari alla distanza di tre miglia da Modena.
e trascritte per ordine di Carlo Magno. Barbara et antiquissima carmina, quibus veterum regum actus et bella canebantur scripsit memoriaeque mandavit (Eginardo, in vit. Car. Magn. c. 29 p. 130, 131). I poemi di cui fa elogio Goldast (Animad. ad Eginard. p. 207) sembrano essere romanzi moderni e spregevoli.