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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/294

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era il numero del suo esercito, che la presenza o l’assenza loro appena scorgevasi in esso. Ogni modo di religione liberamente veniva praticato dai suoi rispettivi seguaci. Il re de’ Lombardi era stato educato nell’eresia Arriana, ma si concedeva a’ Cattolici di pregare pubblicamente nelle chiese loro per la conversione di essi; mentre i più ostinati Barbari sagrificavano una capra, o forse un prigioniero, agli Dei de’ loro antenati1. I Lombardi ed i loro confederati, erano uniti dal comune amore che portavano ad un Capo, il quale tutte in sè accoglieva le virtù ed i vizi di un eroe selvaggio. La vigilanza di lui provvide un ampio magazzino di armi offensive e difensive per l’uso della spedizione. La ricchezza portatile de’ Lombardi seguiva le mosse del loro campo. Allegramente essi abbandonarono agli Avari i loro terreni mediante la solenne promessa fatta ed accettata senza sorriderne, che non riuscendo nella conquista dell’Italia, que’ volontarj esuli sarebbero tornati al possesso degli antichi lor beni.

Ed a vuoto sarebbero andati i loro disegni se Narsete fosse stato l’antagonista de’ Lombardi, ed i veterani guerrieri, i compagni della sua vittoria Gotica avrebbero, con ripugnanza, affrontato un nemico che stimavano e paventavano. Ma la debolezza della corte di Bisanzio giovò la causa dei Barbari; e fu appunto per la rovina dell’Italia che l’Imperatore diede una volta ascolto alle querele dei sudditi. Le virtù di Narsete erano

  1. Gregorio il Romano (Dialog. l. III c. 27, 28, apud Baron. Annal. eccles. A. D. 579 n. 10) suppone che essi adorassero una capra. Io non conosco che una religione in cui la Divinità sia ad un tempo stesso la vittima.