Vai al contenuto

Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/315

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. xlv. 311

lo, che della fatica e della dilazione, tosto mormorò contro la follia de’ suoi venti comandanti; ed i caldi vapori del sole d’Italia infettarono di malattia quei corpi aquilonari, già spossati dalle vicende dell’intemperanza e della carestia. Lo forze che mal convenienti erano alla conquista, furono più che bastevoli alla desolazione del paese; nè i tremanti nativi sapean distinguere quali fossero i loro nemici e quali i liberatori. Se la congiunzione delle forze Merovinge ed Imperiali eseguita si fosse nelle vicinanze di Milano, rovesciato esse avrebber forse il trono de’ Lombardi: ma i Franchi aspettarono per sei giorni il segnale di un villaggio in fiamme, e le forze de’ Greci stettero oziosamente impiegate nel ridurre Modena e Parma, che ad essi ritolte furono dopo la ritirata de’ Transalpini loro alleati. La vittoria di Autari rassodò il suo diritto al dominio dell’Italia. A’ piedi delle Alpi Retiche, egli soggiogò la resistenza e predò i nascosti tesori di una segregata isoletta nel lago di Como. Sull’estrema punta della Calabria, egli percosse colla sua lancia una colonna, piantata a Reggio sul lido del mare1, dichiarando che quell’antico termine sarebbe l’immobile confine del suo Reame2.

  1. I geografi antichi fanno spesso menzione della columna rhegina, situata nella più stretta parte del Faro di Messina, alla distanza di cento stadj dalla città di Reggio. Vedi Cluvier (Ital. antiq. t. II p. 1295), Luca Olstenio (Annot. ad Cluvier, p. 301) e Wesseling (Itiner. p. 106).
  2. Gli storici Greci non ispargono che una debole luce sulle guerre d’Italia (Menandro, in Excerpt. legat. p. 124-126; Teofilatto, l. III c. 4). I Latini, e specialmente Paolo Warnefrido (l. III c. 13-34), che aveva lette le anteriori istorie di Secondo e di Gregorio di Tours, sono più sod-