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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/316

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312 storia della decadenza


Per lo spazio di duecent’anni, l’Italia fu disugualmente divisa tra il regno de’ Lombardi e l’Esarcato di Ravenna. Gli uffizj e le professioni che la gelosia di Costantino avea separati, furono riuniti dall’indulgenza di Giustiniano; e diciotto Esarchi vennero investiti, nella decadenza dell’Impero, di tutta l’autorità civile, militare ed anche ecclesiastica che rimaneva in Italia al Principe, il qual regnava in Bisanzio. L’immediata loro giurisdizione che poi fu consacrata come il patrimonio di S. Pietro, si stendeva sopra la moderna Romagna, le paludi o valli di Ferrara e Comacchio1 le cinque città marittime da Rimini ad Ancona, ed una seconda Pentapoli mediterranea tra la costa dell’Adriatico ed i colli dell’Appennino. Tre subordinate province, di Roma, di Venezia e di Napoli, divise dal palazzo di Ravenna per mezzo di terre appartenenti al nemico, riconoscevano, in pace ed in guerra, la supremazia dell’Esarca. Pare che il Ducato di Roma racchiudesse i paesi che la città nei primi quattro secoli avea conquistati nell’Etruria, nel paese de’ Sabini e nel Lazio, e chiaramente sen possono indicare i limiti lungo la costa, da Civitavecchia

    disfacenti. Il Baronio cita alcune lettere de’ Papi ec., e si trovano stabilite le epoche nell’esatta Cronologia del Pagi e del Muratori.

  1. Zacagni e Fontanini, difensori della causa de’ Papi, hanno potuto a giusto titolo reclamare le valli e le paludi di Comacchio come una parte dell’Esarcato; ma nella loro ambizione, essi hanno voluto comprendere anche Modena, Reggio, Parma e Piacenza, ed hanno ottenebrata una questione di geografia, già dubbiosa ed oscura per se stessa. Anche il Muratori, come servitore della casa d’Este, non va esente di parzialità e di prevenzione.