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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/321

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dell'impero romano cap. xlv. 317

la morte di Alboino. Molti fra i più ricchi Italiani furono spenti o banditi: diviso andò il rimanente fra gli stranieri, e sotto il nome di ospitalità s’impose un tributo, che obbligava i nativi a pagare ai Lombardi una terza parte de’ frutti della terra. In meno di settant’anni questo sistema artificiale fu abolito e si soggettarono i fondi stabili ad una dipendenza più semplice e solida1. O il proprietario Romano era cacciato via dal più forte ed insolente suo ospite; ovvero l’annuo pagamento del terzo del prodotto si permutava, con più equo accordo, in una proporzionata cessione di terreni. Sotto il dominio di questi stranieri padroni, le faccende dell’agricoltura nella coltivazione del grano, delle viti e degli ulivi erano esercitate con degenerata perizia ed industria dalla mano degli schiavi e dei natii. Ma le occupazioni di una vita pastorale erano più confacenti all’indolenza de’ Barbari. Nelle ricche praterie della Venezia essi ristorarono ed immegliarono la razza de’ cavalli, pe’ quali quella provincia era stata illustre una volta2, e gl’Italiani mirarono con istu-

  1. Paolo, l. II c. 31, 32; l. III c. 16. Le leggi di Rotario pubblicate A. D. 643 non contengono alcun’orma di questo tributo del terzo dei prodotti; ma ci danno parecchie minute e curiose particolarità intorno lo stato dell’Italia ed i costumi dei Lombardi.
  2. Le razze di Dionigi di Siracusa, e le frequenti sue vittorie nei giuochi Olimpici, aveano divulgata fra i Greci la fama dei cavalli della Venezia; ma la loro razza erasi perduta ai tempi di Strabone (l. V p. 325). Gisulfo da suo zio ottenne generosarum equarum greges (Paolo, l. II c. 9). Successivamente i Lombardi introdussero in Italia caballi sylvatici, cavalli selvaggi (Paolo, l. IV c. 11).