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318 storia della decadenza

pore una razza di buoi o di bufali1. La spopolazione della Lombardia, e l’ampliazione delle foreste, somministrarono un vasto campo ai piaceri della caccia2. Quell’arte maravigliosa che ammaestra gli uccelli dell’aria a riconoscere la voce e ad eseguire i comandi del loro signore, era rimasta incognita al raffinato ingegno de’ Greci e de’ Romani3. La Scandinavia e la Scizia producono i più animosi e più trattabili falconi4; ammansati essi vennero ed edu-

  1. Tunc„ (A. D. 596) „primum, Bubali in Italiam delati Italiae populis miracula fuere„ (Paolo Warnefridio, l. IV, c. 11). I bufali che paiono essere originarj dell’Affrica e dell’India, non si conoscono in Europa, eccetto in Italia, dove sono numerosi ed utili: gli antichi non avevano la menoma idea di questi animali, a meno che Aristotile (Hist. anim. l. III c. 1 p. 58, Parigi, 1783) non abbia inteso darne una descrizione sotto il nome di buoi selvaggi d’Aracosia (Vedi Buffon, Hist. nat. t. XI, e supplem. t. VI; Hist. gen. des Voyages, t. I p. 7, 481; II, 105; III, 291; IV, 234, 461; V, 195; VI, 491; VIII, 400; X, 666; Pennant’s Quadrupedes, p. 24; Dictionn. d’Hist. nat. par Valmont de Bomare, t. II p. 74). Del resto non devo tacere che Paolo, verisimilmente per un errore invaso nel volgo, ha dato il nome di bubalus, all’auroco, o toro selvaggio dell’antica Germania.
  2. Vedi la ventesima Dissertazione di Muratori.
  3. Se ne ha una prova nel silenzio stesso degli autori che hanno scritto sulla caccia e la storia delle bestie. Aristotile (Hist. animal. l. IX c. 36 t. 1 p. 586, e le Annotazioni del sig. Camus che ne è l’ultimo editore, t. II p. 314), Plinio (Hist. nat. l. X c. 10), Eliano (De nat. animal. l. II c. 42), e forse Omero (Odyss. XXII, 302-306), parlano con istupore d’una tacita lega e d’una caccia comune fra i falconi ed i cacciatori della Tracia.
  4. Specialmente il girifalco od il gyrfalcon, che ha la